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martedì 22 settembre 2009

Afghanistan, De Zordo: "Riflettere senza retorica. Si tracci la via della pace"

“Onorare davvero la memoria dei soldati italiani significa oggi riflettere senza retorica sulla causa per la quale hanno compiuto la loro missione”. Lo ha detto Ornella De Zordo intervenendo sull'incidente avvenuto giovedì 17 setttmbre in Afghanistan. “Non sono morti per la pace – ha sottolineato De Zordo – perché stanno facendo la guerra, tant'è che il nostro paese fornisce
i tornado per i bombardamenti. Non per la democrazia, perché proteggono un governo-fantoccio che non ha nulla di democratico, e che ha avuto bisogno di brogli elettorali per vincere le elezioni. Non sono caduti per la sicurezza internazionale, perché i nostri soldati stanno combattendo contro gli afgani, non contro il terrorismo islamico internazionale: a questo, semmai, stanno fornendo un pretesto per odiare e attaccare l'Occidente”.

“Una risposta credibile in questo senso – ha spiegato De Zordo – l'ha data il generale Fabio Mini, ex comandante del contingente Nato in Kosovo, intervenendo la scorsa settimana a un dibattito sull'Afghanistan tenutosi a Firenze e organizzato da Emergency: 'Lo scopo fondamentale della missione – ha detto – non è la ricostruzione, o la pacificazione, né la democrazia: la Nato è in Afghanistan esclusivamente per dimostrare che è coesa. Ecco perché gli Stati Uniti chiedono soldati in più: ma pensate davvero che manchino loro le forze per far da soli?'“

“L’Afghanistan – ha aggiunto De Zordo – è il maggior produttore di oppio al mondo (l’eroina del paese rifornisce i tre quarti del mercato occidentale e il fratello dell'attuale presidente Karzai è fra i più grandi trafficanti di droga del paese, così come lo sono importanti esponenti dello stesso governo afgano) ed è ricco di smeraldi e risorse minerarie. Ma il valore strategico del paese è legato ai gasdotti e ai corridoi commerciali che lo attraversano, oltre che alla recente scoperta di giacimenti di uranio.
Quindi gli interessi in gioco sono molteplici, e comunque lontani da quelli esternati dall'alleanza occidentale”.

“Nel 2001 la prima motivazione fornita dalla comunità internazionale per giustificare la guerra in Afghanistan – ha prosefuito De Zordo – è stata che bisognava punire il paese che aveva ospitato Bin Laden. Bin Laden adesso è fuggito altrove, e noi siamo restati. Finché l'occupazione e la guerra continueranno, con le stragi di civili, i rastrellamenti, la distruzione dei villaggi, la terra bruciata si allargherà attorno ai nostri soldati e la guerriglia afgana diventerà sempre più popolare. La rabbia e il dolore di chi, a causa delle truppe occidentali, perde un familiare, la casa, una parte del corpo o semplicemente la libertà e la dignità, non fanno che accrescere il conflitto”.

“Un conflitto che stiamo tutti pagando con il prezzo di vite umane, che sono una sconfitta sempre: dal 2001 ad oggi la guerra in Afghanistan ha causato 42.500 morti afgani di cui 11mila civili (7.500 vittime delle truppe d'occupazione e 3.500 degli attacchi talebani), 6mila soldati e agenti di polizia, 25mila guerriglieri e 1.350 soldati Usa e Nato. Proprio oggi è la giornata internazionale della pace dell'Onu. Il nostro governo dovrebbe ritirare subito le truppe – ha concluso De Zordo – e fare ogni sforzo nelle sedi diplomatiche perché la comunità intrnazionale riveda ompletamente la strategia, cessando da subito il conflitto e convocando una conferenza di
pace al quale partecipino tutti i soggetti coinvolti”.

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Prima di tutto vennero a prendere gli immigrati e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere i senzatetto ed io non dissi niente perchè avevo una casa.

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Il bombardamento dell'informazione, il frastuono dei vari tipi d'inquinamento, la confusione, l'isolamento, ci spingono sempre più verso una "anestesia difensiva" che ci impedisce di comunicare con noi stessi e con gli altri, ci fa sopportare situazioni orribili e ci impedisce di trovare risposte che aprano il futuro nostro e di chi ci circonda. Il prossimo sono io! nasce con la foto petizione, ma altre attività si agiteranno a futuro, tutte volte a stimolare la necessità di identificazione nella situazione che si vive l'altro. L'obiettivo dell'identificazione è comprendere e poter prendere una posizione coerente di fronte alle situazioni personali e sociali che oggi ci troviamo a dover affrontare, come individui e come popoli.


Il Prossimo sono io dà stimolo a tutte le Nuove Azioni che aprono il futuro dell'umanità intera:
è possibile stare bene tutti!
è possibile trovarsi d'accordo anche se siamo in tanti e molto diversi!
la diversità è ricchezza! ecc....