La fotopetizione è anche online!

La fotopetizione è anche online!
Puoi farti la foto e pubblicarla qui: clicca su Caparezza e segui le istruzioni

mercoledì 30 settembre 2009

Milano, vigili a caccia degli immigrati il bus-galera imprigiona i clandestini

Gli stranieri senza documenti vengono fatti salire su un bus con grate sui vetri: è il “bus-galera” usato per gli ultrà, utilizzato per bloccare i presunti clandestini e poi identificarli. A effettuare le operazioni sono i vigili del nucleo Trasporto pubblico, istituito per garantire la sicurezza su tram e bus, ma che di fatto si è specializzato in questi mesi nella caccia ai clandestini in città...
di Franco Vanni


Al commissario questo lavoro piace: "Ragazzi, prendetemi anche quello nascosto nell’erba e mi avete fatto felice", dice ai suoi. Quello nascosto nell’erba è nordafricano, ha poco più di 20 anni.
Si è liberato dalla presa di un vigile e si è imboscato dietro a un cespuglio. Da lì, è corso chissà dove. Al termine di un’intera mattinata di controlli, sarà l’unico straniero scappato al nucleo
Trasporto pubblico dei vigili. La squadra, messa in piedi dal Comune nel 2000 per garantire la sicurezza su tram e bus, dallo scorso anno si è specializzata nel servizio "fermi e identificazioni". In pratica: chiudere in speciali autobus con grate ai finestrini, e poi identificare, gli stranieri trovati senza documenti durante i controlli dei biglietti sui mezzi pubblici.

Trentadue agenti divisi in tre turni. Vigili che, mentre gli uomini di Atm multano chi viaggia gratis, fanno quello che devono fare. Un tram dopo l’altro, uno straniero alla volta. Ieri mattina, la prima uscita dall’avvio dei processi ai clandestini, è andata bene: 120 multe staccate e dieci stranieri portati in centrale. Ci si apposta alla fermata, si chiedono i documenti agli stranieri e se non li hanno li si carica sul "bus-galera". È lo stesso tipo di autobus usato per scortare allo stadio i gruppi ultrà. Gli agenti lo chiamano "Stranamore", "perché ricorda il camper su cui Alberto Castagna negli anni Novanta faceva piangere gli innamorati in tivù", ride un agente.

Sulla strada del ritorno, a operazione conclusa, Stranamore è accompagnano da quattro auto dei vigili, che con sirene accese bruciano i semafori per portare il carico alla centrale. Quando alla fermata del tram 15 in via De Missaglia scatta la "tonnara" — sempre stando al gergo dei vigili — sono le sette e mezza. Il tram si ferma, gli agenti bloccano le uscite. Per primo tocca a un ragazzo nordafricano. Mostra fotocopie di documenti, gli fanno cenno di salire sul bus blindato, lui esegue senza fare troppe storie. Poi è il turno di uno slavo. Non apre bocca, toglie le mani di tasca solo prima di sedersi dietro al primo fermato. I passeggeri del tram assistono alla scena e Commentano. Una donna con caschetto di capelli bianchi chiede agli agenti: "Ma perché
fate così? Hanno fatto qualcosa?". La risposta: "Sono clandestini, signora".

Tre dei dieci fermati, risulterà a sera dopo le verifiche, non lo sono affatto. Per sette scatta invece la denuncia per clandestinità, e uno solo è arrestato: ha già in tasca il decreto di espulsione ma non si è mosso dall’Italia. Dentro al bus, che alle dieci del mattino sta per ripartire con gli uomini a bordo, qualcuno prende a pugni il vetro. Altri nascondono il volto fra le ginocchia. Si ferma un’altra signora, borsetta stretta al petto: "Fate bene — dice agli agenti — questi qua in galera devono stare". Una donna chiede ingenuamente ai vigili dove sia diretto lo strano bus con le reti alle finestre. Fa anche per salire, ma il vigile la ferma: "Signora, aspetti il tram che è meglio".

Delle pattuglie anti-clandestini va fiero il vicesindaco Riccardo De Corato: "È un servizio svolto esclusivamente da questa speciale task-force — dice — non sottrae agenti al controllo della viabilità, che è di competenza di altri 2.900 vigili". Nell’e logiare i "puma", De Corato risponde così anche alle accuse fattegli dai sindacati degli stessi vigili, che criticano il Comune "per avere dirottato troppe divise sulle campagne legate alla sicurezza, trascurando i compiti propri dei ghisa milanesi", come la rimozione di auto sui passi carrai.

Un’inchiesta di Repubblica Milano ha rivelato come, per soddisfare le iniziative securitarie di Palazzo Marino (come il contrasto ad accattoni e venditori abusivi), il comando dei vigili invii fax ai suoi uffici territoriali chiedendo di "dirottare" su quei servizi le pattuglie destinate a soddisfare i reclami dei cittadini. Nell’ordine è compreso anche l’obbligo di fornire "i numeri relativi agli interventi svolti", con cui poi Palazzo Marino fa comunicati stampa. E se non bastano i vigili dei comandi di zona, si ricorre agli straordinari: in media 13mila ore al mese, per una spesa di oltre 300mila euro. "Se i compiti dei vigili sono cambiati è solo perché lo prevede la legge — dice De Corato — e comunque dei 3.057 vigili di Milano, solo 150 si occupano di sicurezza a tempo pieno".

Le rassicurazioni del vicesindaco non bastano a placare l’insoddisfazione dei vigili. Alcune sigle sindacali, minacciano di boicottare la tradizionale festa del corpo, in programma per sabato. "Non sappiamo più quale sia il nostro lavoro e nemmeno chi ci comanda", dicono i ghisa in protesta in protesta, dopo che a luglio il comandante Emiliano Bezzon è stato rimosso perché indagato in un’inchiesta giudiziaria su presunti favori a locali notturni.
(29 settembre 2009)

http://milano.repubblica.it/dettaglio/milano-vigili-a-caccia-degli-immigrati-il-bus-galera-imprigiona-i-clandestini/1734491

Nessun commento:

Prima di tutto vennero a prendere gli immigrati e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere i senzatetto ed io non dissi niente perchè avevo una casa.

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Il bombardamento dell'informazione, il frastuono dei vari tipi d'inquinamento, la confusione, l'isolamento, ci spingono sempre più verso una "anestesia difensiva" che ci impedisce di comunicare con noi stessi e con gli altri, ci fa sopportare situazioni orribili e ci impedisce di trovare risposte che aprano il futuro nostro e di chi ci circonda. Il prossimo sono io! nasce con la foto petizione, ma altre attività si agiteranno a futuro, tutte volte a stimolare la necessità di identificazione nella situazione che si vive l'altro. L'obiettivo dell'identificazione è comprendere e poter prendere una posizione coerente di fronte alle situazioni personali e sociali che oggi ci troviamo a dover affrontare, come individui e come popoli.


Il Prossimo sono io dà stimolo a tutte le Nuove Azioni che aprono il futuro dell'umanità intera:
è possibile stare bene tutti!
è possibile trovarsi d'accordo anche se siamo in tanti e molto diversi!
la diversità è ricchezza! ecc....