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lunedì 23 marzo 2009

La domenica delle Piagge, dopo il manganello

Il Centro sociale è pieno, come tutte le domeniche quando si trasforma in chiesa e si fermano per un’ ora le attività sociali sul territorio. Alla messa delle 11 Alessandro Santoro, il prete della Comunità delle Piagge, è circondato da chi durante la settimana è impegnato in mille faccende all’interno del quartiere; c’è anche chi ha deciso di portare di persona la propria solidarietà dopo l‘intrusione fascista dell’altra notte. Si leggono i giornali, i messaggi posta di elettronica che arrivano dal resto della città e da tutta Italia e qualcuno storce la bocca notando l’assenza di una qualsiasi parola del vescovo di Firenze, Giuseppe Betori, o di qualsiasi altro prete della diocesi fiorentina.

21 marzo 2009, la messa delle Piagge

«Dobbiamo saper chiedere perdono a coloro che, nascosti dietro un manganello, non hanno la forza di mostrarsi alla luce del sole, incapaci di pagare il prezzo di quella vulnerabilità che si manifesterebbe in un istante» - dice Alessandro Santoro durante l’omelia. «Gesù sulla croce era nudo, metteva a disposizione la sua vita per quello che era, senza celarsi dietro alcunché. Allo stesso tempo dobbiamo saper chiedere perdono per quando esprimiamo una solidarietà di maniera, incapace di andare oltre e tradurre in azione l’indignazione che proviamo. Dobbiamo saper voltare pagina per davvero e agire nell’interesse di tutti, sfuggendo da quel conformismo al potere che ci coinvolge tutti sempre di più.»

Nelle ultime, convulse, ore la Comunità delle Piagge ha scritto collettivamente un testo per affermare, con forza e pubblicamente, che la sola cosa da fare in questo momento è quella di non rimanere coinvolti in questo folle clima di intolleranza sociale, politica, razziale che purtroppo Firenze e tutto il paese stanno vivendo. Ed è per questo che la Comunità piaggese continuerà a fare semplicemente quello che ha fatto fino ad oggi. Stare dalla parte degli ultimi senza perdere la coscienza della dignità e la speranza in una vita piena e vera. Il documento termina con un invito a coloro che hanno compiuto l’intrusione l’altra notte: «Rispondiamo con le parole di Pino Puglisi, il prete ucciso dalla mafia: “La vostra azione l’avete realizzata di notte, nel buio, senza il coraggio del vostro volto. Noi vi chiediamo di uscire alla luce del sole”.»

Ecco il testo integrale del documento della Comunità delle Piagge

Il Centro sociale Il Pozzo che rappresenta la nostra comunità in quanto luogo di accoglienza e di vita collettiva dove quotidianamente si incrociano le nostre vite e le storie di tante persone del quartiere e della città è stato per l’ennesima volta oggetto di atti di violenza e di ignoranza.
Qui ogni giorno, viviamo il tentativo ed il sogno di costruire nuovi percorsi di convivenza e di assunzione di responsabilità, e tante volte diventa vera e propria officina dove si sperimentano inedite modalità di vita a livello relazionale, economico, spirituale, politico e sociale.
Nella notte di giovedì, come ormai è noto, alcune persone hanno fatto irruzione nel centro sociale mettendolo a soqquadro, rubando svariati oggetti e lasciando sul pavimento un manganello con scritte fasciste.

Attivisti della Comunità delle Piagge ad una manifestazione per i diritti


Crediamo, ed è questo che vogliamo affermare con forza e pubblicamente, che la sola cosa da fare in questo momento sia non lasciarsi coinvolgere in questo folle clima di intolleranza sociale, politica, razziale che purtroppo la nostra città e tutto il paese stanno vivendo, e che in molti sciaguratamente cavalcano per raggiungere obiettivi vantaggiosi per pochi e dannosi per i più.
Per questo motivo ciò che faremo sarà semplicemente quello che abbiamo sempre fatto: lavorare quotidianamente, nelle nostre strade, nel nostro quartiere, in mezzo alla gente, dalla parte degli ultimi, con umiltà e fatica, ma senza perdere la coscienza della dignità della nostra lotta e la speranza in una vita piena e vera.
Per questo chiediamo a tutti quanti condividono con noi questo sogno di continuare a operare, ognuno nella propria realtà ma anche tutti insieme, per la costruzione di una società più giusta. Intrecciare i fili dei nostri sogni e della nostra lotta comune sarà la risposta più efficace alla violenza dell’altra notte.
Alle persone che hanno compiuto quel gesto, ci sentiamo di rispondere con le parole di Pino Puglisi, il prete ucciso dalla mafia: «La vostra azione l’avete realizzata di notte, nel buio, senza il coraggio del vostro volto. Noi vi chiediamo di uscire alla luce del sole.»

Comunità di Base delle Piagge
Firenze, 21 marzo 2009

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Prima di tutto vennero a prendere gli immigrati e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere i senzatetto ed io non dissi niente perchè avevo una casa.

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Il bombardamento dell'informazione, il frastuono dei vari tipi d'inquinamento, la confusione, l'isolamento, ci spingono sempre più verso una "anestesia difensiva" che ci impedisce di comunicare con noi stessi e con gli altri, ci fa sopportare situazioni orribili e ci impedisce di trovare risposte che aprano il futuro nostro e di chi ci circonda. Il prossimo sono io! nasce con la foto petizione, ma altre attività si agiteranno a futuro, tutte volte a stimolare la necessità di identificazione nella situazione che si vive l'altro. L'obiettivo dell'identificazione è comprendere e poter prendere una posizione coerente di fronte alle situazioni personali e sociali che oggi ci troviamo a dover affrontare, come individui e come popoli.


Il Prossimo sono io dà stimolo a tutte le Nuove Azioni che aprono il futuro dell'umanità intera:
è possibile stare bene tutti!
è possibile trovarsi d'accordo anche se siamo in tanti e molto diversi!
la diversità è ricchezza! ecc....