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venerdì 8 maggio 2009

Lampedusa: "gli italiani non sono cattivi, non possono volerci rispedire nell'inferno libico"

Quello che raccontano le donne africane a Lampedusa in questi giorni dopo che Maroni è riuscito a rispedire parte delle persone arrivate dall'Africa in Libia, sono di situazioni disperate che una grande parte dell'umanità si sta vivendo, impossibilitata a sopravvivere nel proprio paese reso inospitale dalle grandi multinazionali, e dai nostri governi del primo mondo che sfruttano le loro risorse distruggendoli come popoli e come persone.
Noi del Centro delle Culture abbiamo la necessità profonda di far sapere quanto il governo italiano è responsabile di quello che sta succedendo.
Ogni italiano deve sapere che se non farà niente perché questo scempio si arresti, la sua complicità a questi massacri macchierà il futuro dei propri figli che saranno costretti a vivere in un mondo che non ha più dignità e che non gli darà più nessun futuro.
Il crollo economico
in Italia, che la globalizzazione porta ovunque, non potrà essere contenuto dal governo italiano con la produzione e vendita di armi laser, con il finanziamento dei lager in Libia che torturano e massacrano i civili che vogliono lasciare il loro paese e con la produzione di vaccini contro l'influenza messicana, tutto questo a scapito di altri popoli.
Ciò che danneggia gli altri prima o poi danneggia anche noi.

Denunciamo il governo italiano della complicità a questi crimini.

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Prima di tutto vennero a prendere gli immigrati e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere i senzatetto ed io non dissi niente perchè avevo una casa.

Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Il bombardamento dell'informazione, il frastuono dei vari tipi d'inquinamento, la confusione, l'isolamento, ci spingono sempre più verso una "anestesia difensiva" che ci impedisce di comunicare con noi stessi e con gli altri, ci fa sopportare situazioni orribili e ci impedisce di trovare risposte che aprano il futuro nostro e di chi ci circonda. Il prossimo sono io! nasce con la foto petizione, ma altre attività si agiteranno a futuro, tutte volte a stimolare la necessità di identificazione nella situazione che si vive l'altro. L'obiettivo dell'identificazione è comprendere e poter prendere una posizione coerente di fronte alle situazioni personali e sociali che oggi ci troviamo a dover affrontare, come individui e come popoli.


Il Prossimo sono io dà stimolo a tutte le Nuove Azioni che aprono il futuro dell'umanità intera:
è possibile stare bene tutti!
è possibile trovarsi d'accordo anche se siamo in tanti e molto diversi!
la diversità è ricchezza! ecc....